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Le vedo

queste poche sillabe

barbugliare nell’aria,

o giacere apatiche.

Si lasciano afferrare,

a volte,

 si perdono altre

nell’agguato

di occhi acquosi,

fors’anche disincantati.

Possono sbiadire,

dimezzate,

in una lingua ridondante,

incapace com’è di legarle

con del filo spinato,

o ferirle

sui rebbi di una forchetta.

Esausto

immergo le mie mani

in queste poche sillabe

per sciacquarmi l’anima.