Da uno sconcio fiato

di vecchia armonica

rattoppo stanze d’intelletto

calafataggio estremo

d’una carne di stoppa.

Col mazzuolo stretto in mano

batto scalpello

e rintoppo lacrime di gelo.

Ho lacerato

un vestito di conchiglie vuote

nell’ultima magica olofania.

S’acquieta ora il mare

di corrusco acciaio il volto.

 

 

 

D.A.

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