2sSam Was Here del francese Christophe Deroo debutta al TFF 34. Il giovane regista, affermatosi a livello internazionale per i suoi corti, espande e trasforma proprio uno di questi, Polaris, in un interessante lungometraggio.

Sam Was Here ha anche il merito di essere stato compattato in soli 75 minuti, concentrando ritmo ed esecuzione in un montaggio di fattura vagamente hitchcockiana, condita con un pizzico di Stephen King .

Girato in soli 12 giorni, il film è ambientato nel deserto del Mojave in California, dove il Sam del titolo è vittima, suo malgrado, di una misteriosa caccia all’uomo da parte di alcuni rednecks, i bifolchi locali, in un crescendo emozionale, forte e ricco di suspence.

Sam è in viaggio alla ricerca di nuove opportunità di mercato per conto del suo titolare, in attesa di tornarsene a casa per il compleanno della figlia, quando si ritrova con l’auto in panne, sperduto nel deserto.

Attraversa il nulla di pochi miseri agglomerati di fatiscenti motorhome e qualche isolato motel da pochi soldi. Tutti incredibilmente svuotati di ogni presenza umana.

Il film è ambientato nel 1998. All’epoca, i cellulari non erano così diffusi come oggigiorno. Ed ecco che Deroo mette di fronte al suo Sam telefoni pubblici a tastiera, o i vecchi apparecchi in uso a quel tempo, come unica alternanza alla solitudine desolata.

Ad ogni sua chiamata di aiuto risponderanno solo fredde segreterie telefoniche che lo precipiteranno ancora di più in un disperato sconforto quando si renderà conto che da un fottuto talkshow radiofonico lui stesso viene indicato come un pericoloso serial killer pedofilo.

E l’assenza di presenza umana si fa più cupa e angosciosa. Qualcuno lo sta davvero inseguendo per fargliela pagare, a torto o a ragione.

Eddy è il diabolico speaker radiofonico che guida e sobilla la rabbia dei rednecks, seguendo le tracce del malcapitato attraverso le videocamere di sorveglianza dei motel dove lo sfortunato si ferma per la notte, senza che nessun receptionist possa mai leggere davvero la sua firma: Sam si è fermato qui.

Deroo sembra volerci ricordare quanto le strade del mondo non siano poi così sicure e, soprattutto, come chiunque possa aizzare, sobillare, inveire e sovvertire ogni buon senso attraverso i media. Peggio ancora quelli televisivi, diremmo noi.

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Sam Was Here rappresenta (volutamente o meno) una cruda metafora della decadenza del nostro tempo quando un possibile linciaggio morale può pericolosamente avere il sopravvento sulla razionalità con effetti aberranti.

Non resta che il plauso al giovane regista e al suo protagonista, Rusty Joiner, efficace nell’esprimere angoscia, terrore e, una inutile vana rabbiosa rivalsa.

D.A.

 

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